sabato 15 giugno 2013

La partenza

a Italo Palermi

Andare, andare lontano lontano,
solo, per mari senza mai confine,
sotto un cielo incurvato e sempr' eguale,
in una nave tacita e bianca...
Partire solo solo nell'ora del tramonto,
in un tramonto tepido e calmo d'autunno,
mentre s'allarga la luce morente per l'azzurro diffuso del Cielo 
e si piegano come ali stanche, 
tristemente, le vele delle barche sul Mare, 
e lenta lenta mi giunge la voce 
d'una campana 
lontana 
lontana.
Partire in una nave dalle cento ampie vele distese,
dagli alberi giganti e dai camini enormi,
io così piccolo e così solo
ne l'ora d'un triste tramonto.
Io abbandono colei che finse d'amarmi
e fece di me un ridicolo trastullo;
io abbandono la mia giovinezza, nel pensiero consunta sì presto,
consunta nella tristezza e nella vergogna,
nelle battaglie e nella miseria,
consunta nelle lunghissime veglie e nel silenzio notturno delle Cose.
Io abbandono la mia casetta,
dispersa lontano, fra le altre misere casette,
che piangere m'udì tutte le notti,
quando affondavo disperatamente la faccia nel misero letto...
Addio, per sempre, o misera casetta;
addio, per sempre, solo a te dico:
io non ho nessuno all'approdo,
a cui possa dar l'ultimo addio.
Solo, andrò solo,
navigherò solo,
verso cerule lontananze,
verso un lido a me sconosciuto;
solo, nelle notti, nel silenzio di tutte le Cose,
io scruterò il nero dell'acque, che sotto mi gorgoglieranno;
solo conterò le stelle disseminate pel cielo;
solo, gravato dal pondo del silenzio notturno,
mi curverò in un cantuccio, 
mi raggomitolerò in me stesso, 
interrogherò l'anima mia, 
singhiozzerò di paura come un fanciullo.

(Da "Ali in cielo" di Francesco Biondolillo, La Vita Letteraria, Roma 1907)



COMMENTO

È un componimento in versi liberi che argomenta un desiderio del poeta: quello, appunto, di partire verso mete lontane e indefinite; già all'inizio della poesia si nota quel fare poetico tipico dei decadenti e dei crepuscolari, pieno di accenti malinconici e di atmosfere autunnali. In tutta la poesia c'è una celebrazione della solitudine e della fuga, dell'allontanamento dalle persone amate e dalla propria dimora; negli ultimi versi ritorna il famoso tema corazziniano del "povero fanciullo abbandonato". Critico letterario e professore di letteratura italiana, Francesco Biondolillo (Montemaggiore Belsito 1887 - Roma 1974) scrisse versi in gioventù che riunì nei volumi: Aneliti (1905) e Ali in cielo (1907); nelle sue liriche si trovano elementi di derivazione classicista e crepuscolare.


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