Nox è il titolo di una lirica del poeta italiano Vincenzo
Riccardi di Lantosca (Rio de Janeiro 1929 - Ravenna 1887). Comparve per la
prima volta in volume nella raccolta Le
isole deserte. Memorie (Loescher, Torino 1877); quindi confluì nel volume
postumo Poesie scelte (Barbèra,
Firenze 1900). Ora la si può leggere in diverse antologie, tra le quali Poesia italiana dell'Ottocento, a cura
di Maurizio Cucchi, Garzanti, Milano 1978, da cui l'ho trascritta. La lirica porta la data del 1860, e possiede elementi che rientrano in pieno nelle tematiche del
tardo romanticismo e della scapigliatura. Si parla di una giovane donna morta
suicida, per cui il poeta prova un senso di grande pietà e di comprensione. Dai
primi versi si evince che Riccardi si trovava nella stanza della suicida quando
il medico ne attestò la morte. La donna ha deciso di morire in completa
solitudine, senza far sapere nulla. Il poeta si rivolge alla morta come se
l'anima di lei, liberatasi dal corpo, possa
in qualche modo leggere i suoi versi, e, mostrando un alto senso di simpatia e
di comprensione umana nei confronti della povera e infelice giovane, che
soltanto dandosi la morte è riuscita a
trovare la sua pace interiore, cerca di consolarla. I due versi finali (di nulla ti rimembra / o il tuo presto partir tardi ti sembra)
vanno interpretati in questo modo: «Tu
non ricordi più nulla della tua esistenza,
ma se dovessi ancora ricordare qualcosa, certo avrai l'impressione di
essere morta troppo tardi, anche se eri ancora giovane».
NOX
Come i panni del
tuo letto eri bianca,
quando affermò il dottore
ch'eri morta, e il pretore
che t'eri uccisa.
A niun dicesti «addio»,
e niun «addio» ti
disse. Anima stanca,
riposa. Non
temer; tutto è compiuto.
Ché se in fiero desio
vagheggiasti la
Notte, or che hai potuto
abbracciarla, di
nulla ti rimembra,
o il tuo presto
partir tardi ti sembra.