a un tronco di
quercia
- brucia fino a
domani.
Ricchi e poveri
scaricano
le paturnie e
insieme
si scaldano le
mani.
COMMENTO
Questa breve
poesia fa parte dell'ultima raccolta poetica di Leonardo Sinisgalli: Dimenticatoio; pubblicata dalla
Mondadori a Milano nel 1978, conferma e completa il carattere prettamente
epigrammatico dell'ultima fase poetica di Sinisgalli. Questi versi si trovano alla
pagina 71; nella sezione VI, intitolata Nodi
scorsoi. Le paturnie, ovvero i
malumori, vengono qui gettati nel fuoco fatto scaturire dalla combustione di un
tronco di quercia. Non si capisce bene dove avvenga questa riunione o
"festa", come recita il primo verso; fatto sta che, probabilmente
davanti ad un focolare, si è riunita un'umanità variegata e accomunata dal
fatto di avere accumulato delle "paturnie". Per capire meglio questa
poesia, cito un breve tratto della prosa L'immobilità
dello scriba, pubblicata da Sinisgalli nella raccolta L'età della luna (Mondadori, 1960):
[...] I popoli
meridionali sono stati schiacciati dalla paturnia dei padri, dalla
infallibilità dei nonni, despoti intorno al fuoco o intorno al desco. Nel Sud è
mancato l’amore, il filo di speranza, la scappatoia ai guai di famiglia. [...]
Come si può
leggere, il vocabolo ha qui un significato decisamente negativo, capace com'è
di schiacciare un intero popolo, contribuendo a far sì che quest'ultimo si
ritrovi in una sorta di cul-de-sac e sia quindi destinato alla sconfitta,
all'immobilità. Sempre nel frammento in prosa, è anche da notare l'allusione al
"fuoco", ovvero al focolare intorno a cui si riunivano un tempo le
famiglie.