mercoledì 12 febbraio 2014

A Cesena

Piove. È mercoledì. Sono a Cesena
ospite della mia sorella sposa,
sposa da sei, da sette mesi appena.

Batte la pioggia il grigio borgo, lava
la faccia delle case senza posa,
schiuma a piè delle gronde come bava.

Tu mi sorridi. Io sono triste. E forse
triste è per te la pioggia cittadina,
il nuovo amore che non ti soccorse,

il sogno che non ti avvizzì, sorella
che guardi me con occhio che si ostina
a dirmi bella la tua vita: bella,

bella! Oh bambina, sorellina, o nuora,
o sposa, io vedo tuo marito, sento
a chi dici ora mamma, a una signora;

So che quell'uomo è il suocero dabbene
che dopo il lauto pasto è sonnolento,
il babbo che ti vuole un po' di bene....

«Mamma!» tu chiami, e le sorridi e vuoi
ch'io sia gentile, vuoi ch'io le sorrida,
ch'io le parli de' miei viaggi; e poi,

poi quando siamo soli (oh come piove!)
mi dici, rauca, di non so che sfìda
corsa ieri tra voi; e dici dove,

quando, come, perchè; ripeti ancora
quando, come, perchè; chiedi consiglio
con un sorriso non più tuo, di nuora.

Parli d'una cognata quasi avara
che viene spesso per casa col figlio
e non sai se temerla o averla cara;

parli del nonno ch' è quasi al tramonto,
il nonno ricco del tuo Dino, e dici:
«Vedrai, vedrai se lo terrò da conto!»;

parli della città, delle signore
che già conosci, di giorni felici,
di libertà, d'amor proprio, d'amore....

Piove. È mercoledì. Sono a Cesena,
sono a Cesena e mia sorella è qui,
tutta d'un uomo ch'io conosco appena.

tra nuova gente, nuove cure, nuove
tristezze, e a me così parla, così
parla, senza dolcezza, mentre piove:

«La mamma nostra t'avrà detto che....
E poi si vede, ora si vede e come!...
Sì, sono incinta.... Troppo presto, ahimè!...

Sai che non voglio balia? che ho speranza
d'allattarlo da me?... Cerchiamo un nome....
Ho fortuna: è una buona gravidanza....»

Ancora parli, ancora parli; e guardi
le cose intorno. Piove. S'avvicina
l'ombra grigiastra. Suona l'ora. È tardi.

E l'anno scorso eri così bambina!




NOTA
A Cesena è la poesia più famosa e più antologizzata di Marino Moretti; comparve per la prima volta nel volume Il giardino dei frutti, Ricciardi, Napoli 1915 e fu poi compresa in tutte le raccolte riassuntive del poeta romagnolo.