domenica 2 giugno 2013

Dialogo di marionette

— Perché, mia piccola regina,
mi fate morire di freddo?
Il re dorme, potrei, quasi,
cantarvi una canzone,
ché non udrebbe! Oh, fatemi
salire sul balcone!
— Mio grazioso amico,
il balcone è di cartapesta,
non ci sopporterebbe!
Volete farmi morire
senza testa?
— Oh, piccola regina, sciogliete
i lunghi capelli d’oro!
— Poeta! non vedete
che i miei capelli sono
di stoppa?
— Oh, perdonate!
— Perdono.
— Così?
— Così...?
— Non mi dite una parola,
io morirò...
— Come? per questa sola
ragione?
— Siete ironica... addio!
— Vi sembra?
— Oh, non avete rimpianti
per l’ultimo nostro convegno
nella foresta di cartone?
— Io non ricordo, mio
dolce amore... Ve ne andate...
Per sempre? Oh, come
vorrei piangere! Ma che posso farci
se il mio piccolo cuore
è di legno?

(Da "Poesie" di Sergio Corazzini, Rizzoli, Milano)



COMMENTO

La scelta dell'ambiente è indicativa e subito determina il tono della poesia, sin dal titolo. Qui il dialogo si svolge tra il poeta ed una marionetta, la regina, e i due personaggi proprio per la loro natura ci introducono in un clima sentimentalmente melanconico, reso appena frizzante da un velo d'ironia. Che non è l'ironia complessa, scaltrita e intellettualistica, di Gozzano, ma è più vicina, forse, a certo doloroso divertimento di Palazzeschi: ironia in cui è illusa una dolorosa realtà umana. Le marionette, come l'organo di Barberia e le monachelle, sono tra gli oggetti caratteristici introdotti nella poesia dalla mitografia crepuscolare: questi oggetti di un mondo ormai estraneo e lontano, ridotto in soffitta, sono i simboli del crepuscolo di un mondo interiore del poeta.

(In "Dal Carducci ai contemporanei", a cura di G. Getto e F. Portinari, Zanichelli, Bologna 1966)

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