Nella notte solo il
mare mai non tace: senza posa mugghia e romba, e da lungi alla riva volge
l'onde fragorose.
Tremano i vetri;
trema il cuore: e il pensiero dal profondo volge mute altre onde tumultuanti ad
altre sponde.
A questo lido da gran
tempo frangon l'onde non mai stanche: a quei lidi oh da quando frange l'onda
del pensiero?
COMMENTO: Questa breve poesia
in prosa di Mario Novaro (Diano Marina 1868 - Ponti di Nava 1944) si trova alla
pagina 51 della prima edizione dell'unica raccolta di versi pubblicata dallo
scrittore ligure: Murmuri ed echi,
Ricciardi, Napoli 1912. Questo libro, che inizialmente conteneva poche poesie
in versi e in prosa, cogli anni fu ampliato e modificato dall'autore; tant'è
che ne uscirono altre tre edizioni, fino alla definitiva del 1941. Anche la
prosa poetica sopra riportata ha subito delle modifiche, divenendo nella
stesura definitiva una vera e propria poesia. Eccola:
Nella notte solo il
mare
mai non tace,
senza posa mugghia e
romba,
e da lungi alla riva
volge l'onde
fragorose.
Tremano i vetri,
trema il cuore:
e il pensiero dal
profondo
volge mute altre onde
tumultüanti ad altre
sponde.
A questo lido da gran
tempo
frangon l'onde non mai
stanche:
a quei lidi oh da
quando
frange l'onda del
pensiero?
Riguardo al
contenuto, si tratta di una meditazione fatta dal poeta durante una notte
trascorsa in riva al mare. Ascoltando le onde che si frangono sulla riva producendo,
per tutta la notte, un rumore continuo, Novaro mette a confronto le acque in
movimento col pensiero, anch'esso in continuo movimento verso altri tipi di
sponde. Verso quali sponde si rivolge il pensiero del poeta e ancor più del
filosofo Novaro? Probabilmente le sponde dei motivi esistenziali, dei perché
più inquietanti riguardanti la nascita, la vita e la morte degli uomini. Ma
questa è soltanto un'ipotesi: quei tumultuosi, ripetuti e angosciosi pensieri
rimangono, per noi lettori, un mistero.