Sepolto nel
silenzio
che domina le
notti
- ed è il buio
una bara -
quali suoni tu
ascolti,
quali musiche
odi?
Vengono di là,
dal mondo
sempre più caldo
e verde,
dove stanno i
destini
vivi, umani, le
sorti.
Vengon di là, da
un colle
dove nasce - e si
sbianca -
la voce dei tuoi
morti.
Questo frammento
poetico è di Antonio Rinaldi (Potenza 1914 - Firenze 1982), e fa parte del
volume di versi e prose intitolato L'età
della poesia; fu pubblicato da Vallecchi Editore a Firenze nel 1969. La
poesia che ho riportato è la 5° della sezione Fogli di diario; tra i pochi versi che si trovano in questo libro,
tale sezione risulta sicuramente la più drammatica. Il poeta è stato
recentemente colpito da un grave lutto: la morte della sua compagna di sempre;
in questa e in altre poesie emerge in modo netto la totale disperazione dell'uomo
solo, che cerca appigli, giustificazioni, consolazioni e ragioni per proseguire
la propria vita malgrado l'assenza della donna amata. I versi qui presenti
testimoniano il travaglio dell'uomo durante le notti insonni, quando silenzio e
buio dominano la scena e chi ne è vittima, ha l'impressione di essere già
morto, chiuso all'interno di una bara. In questi momenti il poeta ha
l'impressione di ascoltare dei suoni, ma inizialmente non riesce a capire da
dove vengano; poi, comprende che la provenienza di tali suoni appartiene ad un
altro mondo, un mondo dal quale si sente attratto, perché quei suoni non sono
altro che le voci dei suoi cari morti, che lo chiamano affinché torni insieme a
loro, dopo la morte.