sabato 3 agosto 2013

Convalescenza

Il primo sole dopo tanta attesa!
Oh, come dolce, come puro! Sente
d'infanzia... la sua carezza è scesa
fino al mio letto, e reca odor di mente...

Voglio levarmi... Ma tu sai: l'offesa
dell'aria è grave e mamma non consente...
Oh! quanta luce! L'anima n'è presa,
ma troppo sole pel convalescente!

Chiudi le gelosie, piccola rete
verde, che al sole, al gran fanciullo biondo,
ruba qualche sua ciocca, e me la porge;

e giuoco e la mia mano non s'accorge
ch'intreccia l'oro, e l'occhio nel profondo
letto veglia le tristi ombre segrete...

(Da "Le piccole morte" di Fausto Maria Martini, Streglio, Torino 1906)




Il tema della malattia e della convalescenza in chiave crepuscolare sospende lo stesso scorrere dei giorni (ogni giorno è nessun giorno) e si apre su una condizione di inerzia espressa con termini solitamente privi di consistente riferimento materiale. Sicché il crepuscolarismo di Martini, anche attraverso una valutazione approssimativa, appare ormai definito almeno in una delle sue componenti essenziali, in quanto la condizione di inerzia, divenuta immagine, delimita l'orizzonte artistico del poeta, ancorato alla minuta analisi del peso della quotidianità, in cui il colloquio, l'ironia e il passato restano motivi di inciampo e pressoché statici.

(Da "Vent'anni o poco più" di Giuseppe Farinelli, Otto/Novecento, Milano 1998)

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