domenica 11 agosto 2013

La domenica della signora Lalla

Quando l'anima è stanca e troppo sola
e il cuor non basta a farle compagnia
si tornerebbe discoli per via,
si tornerebbe scolaretti a scuola.

Oh sì! prendiamo la cartella scura,
il calamaio in forma di barchetta,
i pennini, la gomma e la cannetta,
la storia sacra e il libro di lettura.

E ripetiamo: "S'ode.... s'ode a destra
uno squillo di tromba...", per la via,
o il «Cinque Maggio» o l'altra poesia
che dovrem dir tra breve alla maestra.

Andiamo, andiamo! Il tema è messo in bella!
Andiamo, andiamo! Il tema è messo in buona!
Dio, com'è tardi! La campana suona....
Fra poco suonerà la campanella....

Ma che dico ? È domenica, è vacanza!
Non c'è scuola, quest'oggi: solamente 
c'è da imparare un po' di storia a mente
soli, annoiati, nella propria stanza.

C'era una volta - ora mi viene a mente -
la scuola della festa. Era una scuola
alla buona, così, con una sola
maestra, vecchia, senza la patente.

Signora Lalla, dove sei? T'aggiri
nella tua casa piena di panchetti
o su un quaderno scrivi un 5 e metti
un punto sopra un "i", con due sospiri?

Signora Lalla, hai più nella tua stanza
quel piccolo Gesù di cartapesta
e quei presepi ch'erano la festa
dei bimbi che facean da te vacanza?

Signora Lalla, hai più quel mio ritratto
ch'io ti donai per Santa Eulalia? E quella
treccia, in un quadro, d'una tua sorella
defunta? E l'altarino è ancora intatto?

Forse, sei morta. Ed i tuoi strani oggetti
sono scesi con te, con la tua spoglia
entro la fossa. La tua casa è spoglia
dei quadri, dei presepi, dei panchetti.

Che importa? Io t'amo, e tu sei viva, o muta
imagine che guardi i miei quaderni
d'ora e i noti caratteri vi scerni
con uno sguardo di sopravvissuta!

Come son vani, come son diversi,
signora Lalla, i miei compiti d'ora!
Dimmi, vuoi riguardarmeli tu ancora?
Sembra uno scherzo, ma son tutti in versi....

(Da "Poesie 1905-1914" di Marino Moretti, Treves, Milano 1919)






Marino Moretti non ama che il suo passato; e questo passato consiste negli anni di scuola e preferibilmente di scuola elementare. Alla prima infanzia il poeta ripensa con invincibile fissità, con una tenerezza fra commovente e scimunita e, componendo quartine sul sillabario, sulla maestra sui nomi dei compagni allineati in ordine alfabetico, riesce a darci cose di una futile ma inquietante e squisita delicatezza. Leggendo la "Signora Lalla" o il "Sillabario", non è possibile, pur mentre si respinge quell'ozioso fantasticare, comprimere un sorriso di affettuosa simpatia.

(Giuseppe Antonio Borgese in "La vita e il libro", II serie, Bologna 1928)

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