giovedì 12 dicembre 2013

L'immagine

Dianzi mi parve (era l'ora forse che cose con sogni
fioca confonde) che un'ombra, pur vana nella sua vita,
sorgesse in fondo al mio specchio come da un'onda sopita,
pallida e come ridesta nel mondo eh'ella obliò.

Ed altra forse non era che la mia ombra dolente,
quella de' vasti silenzi, quella de gli opachi giorni,
quella che passa per plaghe sterili senza contorni,
tacita, e con in cuore solo la vita che fu.

E aveva, sì, le mie mute, vane parole ne gli occhi,
e avea sulla fronte l'ombra densa delle piume nere,
ed un pallore sul collo dolce di trine leggere,
e delle pieghe sul volto di fior che l'uggia appassì.

Ma veniva essa da un mondo ignoto, un mondo lontano,
sola, come mai fu solo chi andò fra i sogni errabondo,
e stava, come d'un'ampia soglia nel vano profondo
sta chi il suo piede soffermi dopo una via che compì.

Oh ma di dove, di dove!... di che perduti Infiniti
portava nelle cave ombre le vaghe luci, i ricordi
che la raggiavan ne gli occhi, come su gelidi fiordi
raggiano i palpiti d' oro dell'inesausto dì?...

Muta parea che scuotesse ora un pesante sudario,
e ancor tremante di qualche suo martirio lontano
lenta passavasi sovra gli occhi la pallida mano,
come chi un pianto rasciuga che nel mistero fluì.

(Luisa Giaconi)



Reynolds Joshua, "Portrait of Miss Hickey"

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