sabato 1 novembre 2014

I santi di ghiaccio

Tre santi, tre signori
di ghiaccio, tre pallori,
dormon, gli occhi socchiusi, dentro grotte
lontane, e solo a notte
sporgono fuori i volti.
Stanno d'attorno accolti
accidiosi e torpono i paesaggi.

Attendono quei saggi
l'inverno per lasciare la dimora.
Poi vanno ove scolora
la neve in bianco i campi ed i paesi,
a chiedere cortesi
un rifugio alle genti.
Ma dovunque si volgan quegli accenti,
ghiaccian uomini e cose.

Cercano popolose
contrade, e per le ville
lasciano a mille a mille
le vittime. Colpite
di gelo, irrigidite
formano lunghe file sul cammino.
Volgon le piante in pietre: e l'occhio sino
all'estremo confine
scorge solo rovine
di cose già vissute ed ora morte.
Ma quando le sue porte
apre nel cielo primavera, scioglie
il sole dalle spoglie
rigide quei ghiacciati.

Tornano allora i tre agli abbandonati
luoghi e alle grotte,
donde soltanto a notte
sporgono i visi bianchi.
Quivi riposan quei tre corpi stanchi,
sin che li chiami un novo
inverno fuori del lontano covo.

(Pier Angelo Baratono)




NOTA

I santi di ghiaccio è la poesia II della sezione Fiabe di Novalba che Pier Angelo Baratono firma in Sparvieri, di Ad. e P. A. Baratono, con acquaforte di E. De Albertis, edito dagli autori, Genova 1900, pp. 46-47.
PIER ANGELO BARATONO (Roma 1880 - Trento 1927). Appena ventenne pubblicò insieme al fratello Adelchi, il suo unico volume di versi: Sparvieri (1900); si dedicò poi alla critica letteraria e alla scrittura di romanzi e novelle di argomento comico. Le sue poesie anticipano in parte i temi delle sue prose caratterizzate dalla descrizione di personaggi singolari e misteriosi.

(dall'antologia: "Dal simbolismo al déco", Einaudi 1981 e dal blog "cose e ombre")

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